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GELINDO RITORNA…
Un programma vario e ricco di iniziative, che inizia sabato
14 dicembre 2013 e si conclude nel 2014.
(clicca qui scarica il programma della
manifestazione)
lo spettacolo teatrale avrà una replica domenica 29 dicembre
IL LIBRO
GELINDO RITORNA Il libro è destinato al pubblico
dell’infanzia; precisamente ai bambini della scuola primaria. La vicenda
di Gelindo è proposta nella sua versione originale, senza tagli di
personaggi e situazioni, ma inserita in una cornice che si raccorda con
il testo in una sorta di semplice racconto nel racconto. Le autrici
hanno voluto inserire il doppio linguaggio piemontese e italiano, per
alcuni personaggi con la traduzione delle parti dialettali.
Il testo è corredato da numerose illustrazioni predisposte dagli allievi
della Scuola primaria di Mosso e dai bambini dell’Asilo.
LO SPETTACOLO TEATRALE
IL GELINDO
Il
Gelindo ovvero “La natività di nostro Signore e la strage degli
innocenti” è una sacra rappresentazione piemontese. Ha origine
monferrina e racconta l’arrivo a Betlemme della Madonna e di S. Giuseppe
per il censimento voluto dall’imperatore Ottaviano, del loro affannoso
cercare un rifugio per la notte e l’incontro con il pastore Gelindo; il
pastore che troverà una capanna per dare ricovero alla sacra coppia.
Nel Biellese nel passato vennero allestite numerose Sacre
Rappresentazioni che con il tempo si sono dimenticate. A Mosso, come
risulta dal libro dei conti della chiesa, la prima rappresentazione
risale al 10 gennaio1830 (lire 74.25.6 per”spese fatte nel giorno
dell’Epifania, cioè il fitto dei costumi per la musica e per il palco”).
In seguito, venne poi ripresa a periodi alterni dal 1924 al 1926, nel
1937 e infine per l’ultima volta nel 1946. I ruoli erano ricoperti dalla
gente del luogo che ben volentieri si prestava ad estenuanti prove, e
veniva allestito all’Epifania, all’aperto nella piazza principale del
paese.
Nella versione attuale lo spettacolo, reso più moderno pur mantenendo
tutta la sua originalità, si terrà all’interno del teatro parrocchiale e
non più totalmente all’esterno come nelle edizioni storiche. Solo al
termine di esso gli attori si mescoleranno alle statue del Presepe di
Marchetto-Mosso facendole rivivere con la loro presenza.
Un piccolo rinfresco, predisposto dalla Pro Loco di Mosso verrà
allestito all’interno del giardino del Centro Anziani.
Il personaggio di Gelindo
La sacra rappresentazione che ha come protagonista Gelindo, viene fatta
risalire ai mystères medievali da parte di alcuni critici mentre da
parte di altri al XV/XVI secolo ed altri ancora al primo Settecento.
Opere comunque relative al filone di rappresentazioni di adorazione di
Gesù Bambino da parte dei pastori, secondo il Vangelo di S. Luca.
L’autore risulta anonimo ma si pensa che possa essere un sacerdote.
L’argomento stesso l’adorazione del Bambino Gesù e l’attenzione alla
questione legata alla vicenda di Erode, fanno presupporre una certa
conoscenza dei testi religiosi.
Si presuppone che sia stato trasmesso all’inizio oralmente e in un
secondo tempo in versione scritta.
Il protagonista della sacra rappresentazione è un pastore di condizione
agiata del basso Piemonte. Parla in piemontese come tutto il gruppo dei
pastori. E’ generoso, un po’ ingenuo e nello stesso tempo in lui c’è una
certa astuzia contadina.
Gelindo è diventato un personaggio del presepe piemontese ma è
conosciuto anche in area ligure e lombarda. La statuetta che lo
rappresenta è quella di un vecchio pastore con un agnello sulle spalle
oppure con un cesto dei formaggi.
Nel testo teatrale ricalca la tipologia del contadino-pastore, dell’uomo
del popolo piemontese ottocentesco ma in lui si possono ritrovare anche
elementi popolareschi più antichi. In lui infatti si possono vedere
alcuni caratteri dei popolani secenteschi manzoniani (la figura di Tonio
e alcuni tratti dello stesso Renzo Tramaglino).
Nell’edizione
del 1832 “La natività di nostro signore Gesù Cristo e la strage degli
innocenti” i caratteri popolareschi sono evidenziati sin dalla sua prima
apparizione in scena nel I atto. In quel suo andare e venire, in quel
suo raccomandare mille cose alla moglie Alinda che è pieno di buon senso
ma anche di luoghi comuni, soprattutto sulle donne.
La generosità è un’altra sua caratteristica ed è evidente nel momento in
cui incontra Giuseppe e Maria. Sarebbe disposto ad ospitarli nella
propria casa, se non fosse così lontana; non potendo si ricorda della
capanna, rifugio degli animali (in questo caso secondo la tradizione di
un bue e si un asinello) nei mesi invernali.
Un altro elemento sono l’ingenuità e stupore alla vista di Maria,
paragonata per la bellezza ad un angelo.
Il rapporto con la soldataglia di Erode è quello del popolo che vede nei
soldati solo apportatori di guai (non per niente afferma che donne e
galline devono essere ritirate quando vi è un passaggio dei soldati).
Un sentimento di orrore vero è in lui nel descrivere la strage dei
bambini, dolore per le madri e preoccupazione per il divino bambino, che
spera si sia salvato.
Interessante il modo in cui il pastore Gelindo descrive dolente, questo
terribile dramma se confrontato con il gusto sadico da racconto noir
della descrizione del capitano Tolomeo, dove gli arti mozzati, i corpi
squarciati, la visione del sangue e l’animalesca furia dei soldati sono
l’elemento cardine.
Non mancano in Gelindo i caratteri comici, iniziando dal suo incessante
andirivieni, le raccomandazioni ai pastori sul modo di comportarsi
davanti al Bambino Gesù, l’accento sulla perdita di tempo e il mancato
acquisto di formaggi da parte dei Re Magi. Oltre ai commenti sul colore
della pelle di uno dei Re Magi.
L’irritazione per il dover pagare un tributo per lui costoso e il dover
mettersi in viaggio con la brutta stagione sono altri elementi che
rendono questo personaggio unico nel suo genere e l’allontanano da
quelle rappresentazioni teatrali che mostrano i popolani come uomini
rozzi, impacciati e tutti solo “scarpe grosse e cervello fino”.
Infine, da non dimenticare, l’oculatezza del proprietario nel
preoccuparsi di andare a mungere le pecore…
IL PRANZO
IL PRANZO DEL GELINDO
Un menu tipicamente
piemontese per un personaggio della tradizione verrà proposto presso il
ristorante Locanda di Brughiera – Mosso.
LA MOSTRA
IL MONDO DI GELINDO VISTO DALL’ARTISTA
L’interpretazione della sacralità e dell’ambiente pastorale del
personaggio di Gelindo nei quadri di Marcello Della Valle
Marcello Della Valle nasce il 3 novembre 1969 a Biella, dove risiede.
Consegue il diploma di Maestro d’Arte applicata in Arte Incisoria
(calcografia, xilografia e litografia) presso l’Istituto statale di
Urbino (PS); presso la stessa sede consegue la maturità d’Arte applicata
in Litografia e Illustrazione nel 1988/89.
Ottiene il primo premio per la Litografia presso l’Accademia delle Belle
Arti “R. Sanzio” di Urbino nel 1989. Successivamente frequenta lo Studio
Linati stampatore in Milano e lo Studio Inclub di F. Romualdi a Firenze
e Milano, per la produzione di opere Calcografiche.
Ottiene riconoscimenti e questa produzione viene riportata presso la
raccolta di stampe antiche e moderne di Bagnacavallo (RA).
E’ presente nel Catalogo nazionale incisori italiani.
Consegue la laurea in Architettura a Torino e inizia l’attività
pittorica affiancata da un’attività incisoria per la produzione
calcografica (acqua-forte, acquatinta e bulino) legata al tema della
veduta e al paesaggio.
Attualmente insegna Disegno e Storia dell’arte con l’abilitazione
conseguita a Torino. IL
DOLCE
IL PANE DI GELINDO Una leggenda narra che il
pastore Gelindo avesse portato come dono a Gesù Bambino anche un
dolce…Un pane contenente tante bontà della nostra terra: fichi,
albicocche e…uva. La ricetta di questo dolce è rimasta per tanti e tanti
anni nascosta. Ora ritorna sulle tavole per ricordare Gelindo il
pastore.
L’antica ricetta, che vuole essere il dolce che rappresenta Mosso, viene
proposta dalla Pasticceria “Dolci Capricci” di Coggiola.
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